Salta l’emendamento sulla vendita delle biomasse, quindi la cannabis light è droga? No, e vi spieghiamo perché
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Ce l’avevamo quasi fatta: grazie al sub-emendamento alla Legge di Bilancio, che legalizzava la vendita delle biomasse da canapa, il settore canapiero sarebbe stato finalmente tutelato da una normativa chiara e precisa riguardo alla produzione e vendita delle biomasse. Ma la presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati, ha ritenuto l’emendamento inammissibile, una decisione che fa discutere gli esperti del settore perché figlia di un pregiudizio duro a morire: quello secondo cui la cannabis light sarebbe una droga.

Come prevedibile, le fazioni di centrodestra ─ Lega, Forza Italia e FdI ─ hanno sostenuto con vigore la decisione della Casellati. Matteo Salvini, leader della Lega ed ex Ministro dell’Interno, ha definito vergognosa la proposta di normativa su coltivazione e la distribuzione, sostenendo che “lo Stato non è uno spacciatore”. M5S e PD si schierano su tutt’altra linea e accusano la presidente del Senato di aver preso una decisione non imparziale che andrà a danno di un settore economico importante. In particolare, il centrosinistra contesta la decisione di non appoggiare l’emendamento poiché scaturita dalla convinzione che la cannabis light sarebbe una sostanza stupefacente.

La cannabis light non è droga, ecco cosa dice la legge

Indipendentemente dall’approvazione del sub-emendamento, in Italia esiste già una normativa sugli stupefacenti, il d.P.R. 309/1990, che definisce per legge cosa può essere considerato droga e cosa no. Secondo la normativa, la cannabis può essere considerata una sostanza stupefacente solo se la percentuale di tetraidrocannabinolo, THC, supera lo 0,5%. Al di sotto di questa soglia non si può parlare di droga, anzi, paradossalmente, l’effetto di un sonnifero sulla mente umana è molto più forte!

Con la bocciatura dell’emendamento la regolamentazione sulla cannabis light non cambia: esattamente come in precedenza, la cannabis con percentuale di THC inferiore allo 0,5% non ha effetti stupefacenti e continua a poter essere venduta negli Hemp shop.

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Un’ulteriore conferma da parte di scienziati ed esperti

Secondo la testata scientifica livescience.com, con una concentrazione di THC inferiore allo 0,5% si parla di canapa e non di marijuana. La canapa è fondamentalmente una fibra tessile che non può essere usata a scopo ricreativo.

Per rendere l’idea, la cannabis utilizzata a scopo ricreativo, nei paesi ove questo utilizzo è legalizzato, presenta solitamente una percentuale di THC compresa tra il 17,7% e il 23,2%, parliamo di una concentrazione circa 40 volte più alta di quella della cannabis light.

Un’altra dimostrazione del fatto che la cannabis light non è una droga arriva da un esperto nostrano: Giovanni Serpelloni, direttore dell’Uoc Dipendenze di Verona. Serpelloni ─ che, è il caso di specificarlo, è fortemente contrario alla legalizzazione della cannabis ─ ha presentato un esperimento alla comunità di San Patrignano per indagare sull’effettiva possibilità di sballarsi con la cannabis light. Il risultato: con 20-30 grammi di prodotto grezzo si può arrivare ad estrarre un concentrato resinoso di circa 25 milligrammi di principio attivo. Questo vuol dire che per arrivare a una percentuale di circa il 2,5% di THC si devono acquistare 20-30 grammi di cannabis light, una spesa di centinaia di Euro per un effetto comunque appena percepibile.

La cannabis light non è una droga. Lo dice la legge e lo ribadiscono gli esperti. È il momento di smetterla con i pregiudizi.

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