Il Consiglio Comunale di Torino chiede al Governo di coltivare la canapa a scopo terapeutico sui propri terreni
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La voce dei fautori della cannabis light continua a farsi sentire. Questa volta il dissenso contro le polemiche che da un paio di settimane si stanno scatenando contro la canapa arriva da Torino e proprio dal Movimento 5 Stelle, alleato di Matteo Salvini in Parlamento. Il Consiglio comunale della città ha approvato all’unanimità una mozione per chiedere al Governo l’autorizzazione a coltivare la cannabis a scopi medici e di ricerca e avrebbe anche identificato il sito ideale per procedere alla coltivazione: l’Istituto Bonafus a Chieri.

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Le recenti dichiarazioni del Ministro dell’Interno, infatti, oltre ad essere poco informate riguardo a ciò che l’industria canapiera effettivamente rappresenta, non tengono conto delle necessità di chi ha bisogno della cannabis per questioni mediche. Le normative che Salvini vorrebbe far approvare rischiano di danneggiare pesantemente la qualità della vita di molti malati in tutto il paese.

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Allo stato attuale, la cannabis terapeutica è prodotta in Italia soltanto nello Stabilimento Chimico Farmaceutico Militare di Firenze, ed è facile immaginare come la produzione di un singolo sito non sia in grado di coprire le necessità dei pazienti dell’intera nazione. Solo in Piemonte il numero di prescrizioni è passato da 63 a 200 in un singolo anno dal 2016 al 2017.

Quali malattie posso essere trattate con la cannabis?

Forse non tutti sanno che la cannabis può essere prescritta ai pazienti affetti da sclerosi multipla o lesioni del midollo spinale per trattarne i sintomi. Può esser persino utilizzata contro gli effetti collaterali della chemioterapia. Nelle malattie di lungo corso si dimostra molto utile quando i farmaci non fanno più effetto, come spiega Simone Stara, tetraplegico fondatore dell’associazione Seminiamo Princìpi, che si dedica proprio a promuovere e fare informazione sull’uso di cannabis terapeutica:

“Le numerose terapie farmacologiche hanno causato in me farmacoresistenza. Sono emersi problemi legati alla continuità della cura con la cannabis, non ricevendo ogni mese quanto mi era stato prescritto. A causa della mancanza di terapia ho subito un peggioramento rischiando un nuovo ricovero. Non sono e non voglio essere uno spacciatore, desidero solo curarmi in maniera seria ed efficace, come sostiene l’articolo 33 della Costituzione”.

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Il rischio più grande, infatti, è che queste persone, necessitando della cannabis contro il dolore e gli effetti collaterali delle loro condizioni patologiche, si rivolgano agli spacciatori o al mercato nero, contribuendo ad alimentare una fetta di criminalità che i negozi di cannabis light, come da noi raccontato in un precedente articolo, avevano contribuito a ridurre.

Ecco i motivi per i quali è necessario continuare a promuovere l’industria canapiera in Italia. Se vuoi saperne di più, visita il nostro sito ufficiale.

 

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