Canapa Light: sì alla vendita delle biomasse
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La Commissione Bilancio del Senato ha parlato: la notte tra l’11 e il 12 dicembre una situazione che è stata in stallo per quasi un anno si è finalmente smossa. Durante la discussione sulla Legge di Bilancio, un subemendamento riguardante la biomassa è stato approvato aprendo una possibilità concreta alla vendita legale delle infiorescenze.

Gli appassionati del settore ricorderanno che i testi sottoposti al Governo sono stati due: il primo, presentato da Matteo Mantero e Francesco Mollame, era ben dettagliato e riguardava biomassa e infiorescenze della pianta di canapa. L’altro, più facilmente accettabile anche da una visione conservatrice, riguardava soltanto la biomassa. È stato proprio il secondo a passare l’esame e venire approvato, il che potrebbe comunque rappresentare un via libera alla vendita della cannabis light e all’utilizzo dell’intera pianta di canapa come biomassa.

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Cannabis light e biomassa: cosa cambierà per i rivenditori

“L’uso della canapa composta dall’intera pianta di canapa o di sue parti come biomassa è consentito in forma essiccata, fresca, trinciata o pellettizzata ai fini industriali, commerciali ed energetici, nei limiti e alle condizioni previste dall’allegato X alla parte quinta del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152. Il contenuto di tetraidrocannabinolo (THC) nella biomassa di cui al precedente periodo non deve risultare superiore allo 0,5”.

Questo passaggio del testo approvato ieri stabilisce in primo luogo la soglia limite di THC consentita, fissandola allo 0,5. Per quanto riguarda l’utilizzo e la vendita, invece, sarà necessario che il prodotto venga qualificato ed etichettato come biomassa. Sarà inoltre possibile la vendita di preparati contenenti CBD.

Questa soluzione è una sorta di compromesso tra la situazione ideale di una totale legalizzazione e quella esistente in precedenza. Non viene riconosciuta alla cannabis light la sua più diffusa finalità d’uso, ma in termini commerciali è un grande passo avanti. In questo modo la Legge 309/90, il Testo unico degli stupefacenti, ha efficacia sulla 242, andando a fare chiarezza in una situazione che stava mettendo in seria difficoltà i proprietari dei cannabis shop, spesso sottoposti a sequestri ingiustificati. Stabilendo definitivamente che il limite di THC consentito è lo 0,5%, tutto quello che ricade al di sotto di questa soglia non è uno stupefacente. Lo dice la legge.

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L’altra faccia della medaglia: imposte da capogiro per la produzione

“A decorrere dal 1º gennaio 2020, la biomassa di canapa (Cannabis sativa L.), composta dall’intera pianta di canapa o di sue parti, è sottoposta ad imposta di fabbricazione applicando al prezzo di vendita le aliquote percentuali in misura pari ad euro 12,00 per mille chilogrammi, per ogni punto percentuale (% p/p) di cannabidiolo (CBD) presente nella biomassa”.

Un altro aspetto dell’emendamento, purtroppo meno rassicurante degli altri, è la dettagliata regolamentazione in termini di tasse e aliquote per i produttori e gli operatori di settore. Un’accisa di 12€ per punto di CBD ogni 1000 kg di biomassa è un’imposta notevole per il settore agricoltura. Per i commercianti, invece, l’imposta sarà dello 0,4% per ogni grammo messo in vendita. È facile immaginare l’incidenza di un’aliquota del genere sui costi di produzione e vendita, con conseguenze notevoli per il mercato. E questa è una grossa penalizzazione per un settore come l’industria canapiera, che invece potrebbe potenzialmente risollevare l’economia italiana.

E i prossimi passaggi? Dopo l’ok ottenuto dalla Commissione Bilancio, il testo sarà passato al vaglio della Camera dei Deputati. La buona notizia è che i tempi burocratici legalmente necessari per apporre ulteriori modifiche al testo sono pressoché incompatibili con quelli disponibili. Il testo, quindi, potrebbe essere finalmente quello definitivo. Un piccolo passo molto significativo, come ha commentato lo stesso Mantero sui suoi profili social:

“Non è il punto di arrivo, anzi solo quello di partenza, ma oggi abbiamo dato la prima spallata all’assurdo muro di pregiudizio che ancora circonda questa pianta. I canapicoltori e negozianti italiani potranno lavorare un po’ più tranquilli”.

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